E’ ancora oggi viva, a Longobucco, la tradizione e “U mmitu e San Giuseppe”

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     E’ ancora oggi viva, a Longobucco, la tradizione e “U mmitu e San Giuseppe, usanza che si svolge durante i sette mercoledì che precedono la festa di San Giuseppe, a cura di famiglie devote. Consiste nella preparazione di gustose tagliatelle fatte a casa, a mano, condite con sugo di baccalà,  ceci e fagioli, tradizione popolare che risale a qualche secolo fa.

    L’usanza era quella di distribuire ai vicini di casa i piatti tipici di questa festività, appunto  “U mmitu”, tradizione che ha origini antichissime e continua a tramandarsi ancora oggi. In dialetto longobucchese  “U mmitu” significa “Invito”, La preparazione avviene tramite la cottura del cibo in grandi “cuarare”, pentoloni, disposte nelle varie “Rughe”, rioni, del borgo e nelle campagne, e viene distribuito all’interno del vicinato o a famiglie in lutto e bisognose , ma anche a chiunque ne desideri un pò, basta portare con sé il pentolino dalla propria abitazione.

    Le donne del quartiere collaborano con la famiglia devota usando oggi più moderne vettovaglie, la tradizione di offrirlo è comunque rimasta identica, “U mmitu” non avrebbe senso, infatti, se non fosse condiviso con altre famiglie e il donarlo è rimasto, indipendentemente dalla condizione sociale delle persone, c’è chi lo dona ai “rugari”, i vicini, o chi semplicemente lo distribuisce ai membri della propria famiglia.

    Quest’anno la tradizione è stata realizzata in modo particolare dalla “Zia Maria” (nella foto) aiutata dai membri del gruppo Caritas di Longobucco. La preparazione richiede molta passione e semplicità di esecuzione, si  tira una sfoglia di pasta sottile con un matterello. Si lascia asciugare la sfoglia per qualche minuto: una volta asciutta, si arrotola su se stessa e  si taglia a fettine, realizzando i tradizionali “tagghiarini”, conditi poi con il sugo già pronto. Agli uomini del vicinato tocca il compito “gravosissimo” di assaggiare e consumare il prelibato piatto in compagnia e ru “sciannichiaddu”, ottimo vino proveniente dalle colline longobucchesi o dalle vigne di  Cirò, lavorato in casa .

di Francesco Madeo